Recensione Critica A Cura Di Giovanni D' Alessandro, "Di Quello Che Non So" Poetessa: Casadei Monica Prima Classificata Sezione A Poesia XIV Edizione

 


Chi in una giuria si occupa di poesia inedita ha sempre un doppio vantaggio rispetto alla poesia edita: quello della scoperta, seguito da quello della segnalazione.

L’inedito è il terreno dove germinano le prime produzioni poetiche, a volte toccando un punto di elevatezza, rispetto  a quanto verrà pubblicato in seguito, che resta non raggiunto. 

Perché? 

Perché l’autore o l’autrice effettuano sull’inedito un investimento di aspettativa e di conseguente cura, per la “venuta a luce” di ciò che scrivono, quali le loro successive composizioni magari contenute in una raccolta non potranno eguagliare: la silloge edita presenta, sì, una maggiore sistematizzazione, fa meglio conoscere l’autore o l’autrice, ma – filtrata com’è attraverso un’operazione editoriale – difficilmente avrà la stessa immediatezza.

E’ questa l’atmosfera che nell’edizione 2023 del Premio Pelasgo Grottammare ha circondato e portato alla vittoria, per la sezione Poesia Inedita,  la dottoressa Monia Casadei, psicoterapeuta di Cesena, quando i giurati hanno letto il componimento ”Di quello che non so”, individuandovi notevoli punti di pregio. 

Basti leggere il felice attacco: “So il nido inabitato nel costato/ il talamo scomposto/ con un guanciale solo di traverso/ il recipiente orfano/ di petali e di steli (d’intenzioni)/  e quella sdrucitura nel taschino / insospettata.” 

Ecco cosa segna la poesia di Monia Casadei: la struttura di conoscenza di ciò che la vita le ha insegnato -  a volte anche come cognizione del dolore; un riguardare al passato per dar conto di ciò che fa fatto diventare ognuno di noi, nelle conquiste e negli abbandoni, nella felicità toccata e poi forse non trattenuta; un “riscrivere” noi stessi in senso esperienziale. 

C’è una vastità di interlocuzione in quest’offrire se stessa, come fa Monia Casadei, ai lettori. 

C’è un sentore di quella universalità che sempre contraddistingue la vera poesia, nell’astrarre dal proprio particolare l’esperienza in cui chiamare tutti a riconoscersi. 

E c’è arte nella traslazione di tutto ciò in versi: endecasillabi di rara dolcezza prevalgono sulla mestizia dell’accettazione di ciò che è avvenuto, scanditi da rime interne (inabitato/ costato, come luogo del cuore in cui si è insediata la solitudine del “guanciale solo di traverso”) e da correlativi oggettivi di lunga risonanza, come quel “recipiente”  - che non è il vas della tradizione poetica o figurativa, è un recipiens in senso psicologico -  malinconicamente “orfano di petali e di steli”, cioè di intenzioni, progetti e fioriture di gioia; o  “il piatto abbandonato nel lavello/ il calice esitante nel suo mezzo/ che ciondola tra un vuoto (borbottante)/ e una pienezza docile (sapiente)”.. “Conosco gli ammennicoli spaiati/ che arredano  - e misurano – l’assenza./ Di quello che non so, dell’eccedenza” (magnifica ripresa montaliana in rima del tema iniziale) “mi manca, nello strappo, la minuzia,/ assieme prodigiosa ed esemplare/ e il suo respiro irenico (calmante) – che nella sua (discreta) piccolezza/ inscena i gesti dell’appartenenza (ricomposta)”.  

Non ha paura Monia Casadei di usare le parentesi, messe al bando da tanta poesia contemporanea, e le impreziosisce anzi con rime e assonanze (borbottante/ sapiente) quali punti di raccolta e condensazione del pensiero, come fa anche con i participi passati, posti in fin di verso o di strofa; quasi a voler dire che conosce la musica, ma non se ne fa condizionare oltre misura, pur con l’indubbio talento metrico di cui dà prova; ecco come si spiega cl’aver rinunciato alla rima, che sarebbe venuta triplice nelle ultime due strofe (assenza/ eccedenza/ appartenenza) perché troppa era, invece, la tensione verso quel participio passato conclusivo, messo tra parentesi: “ricomposta”.

Come a dire che Monia Casadei vuol parlare, di ciò che conosce e di ciò che non conosce,  a chi sente la poesia delle sue parole, non solo conquistarlo con la loro musica.  

Maggio 2023

Giovanni D’Alessandro


La Risposta Di Monia Casadei

L'ho letta e mi ha commossa e al tempo stesso sorpresa ☺️

Mi capita di frequente che i critici si allontanino da quel messaggio emotivo che pure, mentre scrivevo la poesia del momento, mi sembrava di aver trasmesso chiaramente. 

Non mi trovano, mi confondono, mi interpretano (e io rimango sola, un po' delusa, un po' intenerita...).

Invece la tua recensione mi esplode in mano.

Mi hai trovata e vista. 

Grazie 🙏🏻

E ancora...l'amore autentico e potente che nutri per la poesia, la solida competenza linguistica, il prezioso equilibrio tra le due letture (quella emotiva e quella stilistica)... la tua recensione è addirittura migliore della poesia stessa.

È una magia che succede raramente...solo quando lo sguardo che s'affaccia su una lirica appartiene anch'esso ad un poeta.

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