Il Tempo Dell' Arte


Se l’arte ha per scopo di dare forma alle emozioni, la materia che suscita tali emozioni eleva l’artista in grado di rappresentarla al rango di testimone del proprio tempo, pur se questo non risulti un suo intento programmatico, quanto piuttosto un connotato e un esito oggettivo del suo operare. 

Ed è proprio questa sua funzione di testimone (che è tale quando riesce a contemplare i fatti come altro da sé e insieme, patendoli, come parte di sé) che consente all’artista, proprio in quanto vi partecipi, di esercitare un ruolo critico verso la realtà.

La sua autonomia e, al contempo, l’immanenza del suo spirito indagatore alle pieghe del propriamente peculiare mondo: questo carattere è suo che assegna all’arte un ruolo obiettivamente disfunzionale rispetto tecnica, al affrancamento sistema della di sostanziale dalle sue regole, di misconoscimento dell’ordine delle cose da essa imposto.

Un ruolo critico, dunque, quando non dichiaratamente eversivo delle convenzioni: si pensi, e valga per tutti, all’esempio del dadaismo, che assegna agli oggetti rappresentati una collocazione e una destinazione d’uso tutt’affatto diverse e incongrue rispetto alla funzione che essi dovrebbero assolvere. 

Fare spazio alle emozioni, alla ricerca e alla contemplazione del bello, all’aspirazione verso ciò che non possediamo ma di cui sentiamo il bisogno; testimoniare ciò che ci fa orrore, invocare il rimedio alle nostre miserie: tutto questo va ricompreso nell’arte, oggi come ieri; nel tempo dell’arte. Un tempo, quello dell’arte, incline a prescindere da quello ordinario. 

Un tempo creativo, soggettivo, non imposto dall’esterno, ma che si dà come scansione interiore, regolata unicamente dall’arbitrio dell’artista. 

Anche sotto questo profilo, dunque, nella sua particolare visione e uso del tempo, l’arte si conferma eversiva. 

Chi crea non conosce altro tempo che il proprio: la musica, la danza, la poesia, la stessa pittura, hanno ciascuna una propria misura del tempocome direzione e durata, come ritmo, come Contravvenendo armonia. al tempo regolato dalla tecnica, l’arte restaura il tempo dell’uomo e lo riavvicina al senso autentico della propria umanità. 

Questo è forse, nella contemporaneità, il suo più importante compito. Un compito un’impresa urgente, possibile all’artista, solo ma che ogni persona interessata alla verità, alla dignità e alla tutela del libero arbitrio dell’uomo, ha il dovere di sostenere. 

Aiutiamo l’arte a vivere e a prosperare, dunque, mi sento di scrivere come appello, e riconquistiamo anche noi il nostro tempo, riscattandolo dall’assillo della funzionalità, anche a costo– perché no– di apparire “sovversivi”, come i veri artisti. 

Perché, come ci ricorda G.B. Shaw «Senza arte, la crudezza renderebbe della il realtà mondo insopportabile». 

In conclusione: nel secolo della produttività e del profitto come valori supremi, l’arte si rivela, come e più di sempre, il mentore più adatto per farci apprezzare la dignità di un’esistenza arricchita dal bello e dalla cultura. 

Né dovremmo temere, per questo, di sentirci, “elitari”; contra mores, perché, come ha spiegato Goethe, essere elitari non è altro che essere rispettosi di tutto ciò che esiste, e dunque, in fondo, della nostra umana dignità. 

Sonia Giovannetti Giurata XIV Edizione 

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