“Memorie Lontane” Di: Vittorio Verducci (I Classificato) Sezione “Poesia In Metrica” I Edizione

 



La calda fragranza del pane 

ch’usciva, ho sentito, dal forno,

e a care memorie lontane 

ha fatto la mente ritorno:

di quella fragranza era adorno

il desco di casa, di buono

croccava, era un lieto contorno

per me, come un dono.


È un dolce, suadente, abbandono

che fa nel rimpianto la mente:

la casa, felice nel suono

di voci passate, ora spente,

di poco, arredata, di niente,

la casa… ma quanto fu bello

quel tempo che vissi innocente

nel vecchio castello!


Mia madre, col suo matterello

stendeva sottile la sfoglia, 

d’aromi condito al fornello

quel cibo accendeva la voglia:

mia madre, a me giovane foglia

di fronte alla vita oscillante,

a entrarne indicava la soglia,

accorta insegnante. 



La schiva bottega, stagnante

d’odori d’antico: al lavoro

rivedo mio padre zelante,

squillava il martello sonoro.

Giammai ricevevan ristoro

le mani consunte, callose, 

scavava la fronte un decoro

di rughe pensose.


Memorie fanciulle, preziose

di lievi atmosfere rosate:

sull’ali del tempo armoniose

di sogni, chimere incantate.

Volavano l’ore beate 

nei dondoli dell’altalena,

trillava di gioie eccitate

la piazza serena!


Oh, come il ricordo mi mena

l’età così bella, leggera:

mia madre chiamava per cena…

chiamava… d’arcano foriera

veniva, maliosa, la sera:

scendeva col suon di campane, 

nei giochi del rubabandiera

e di cerbottane.


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