"La Signora Sara" (Menzione Speciale di Merito) Di: Fulvio Bella - Sezione Romanzo Breve - V Edizione
A Milano ci sei ancora vicino, ma se cerchi in questo paese il suo continuo palpitare, il suo sconsiderato agitarsi, sei proprio fuori strada.
Paese, meglio forse paesotto.
Un migliaio di abitanti. Si conoscono tutti.
I forestieri sono pochi. Sono arrivati con le nuove case della cooperativa ma ora è come se fossero del paese.
Anche di loro, infatti, la signora Sara sa tutto: vita, morte e miracoli.
La chiesa, ovviamente, c’è (ma esiste un paese senza chiesa?), così pure il Municipio con tanto di sindaco, vice-sindaco, maggioranza ed opposizione. Le vie sono poche, proprio l’essenziale; per un po’ sono guardate dalle case, ma quasi subito si fanno corteggiare dai prati, dai fiori, dagli alberi.
Un paese tranquillo, mai una separazione, mai un matrimonio civile.
Tutto si svolge a pochi chilometri da Milano, come se Milano fosse dall’altra parte del globo.
A Milano quando è buio, c’è il coprifuoco psicologico per paura di brutti incontri, qui al massimo ci si tappa in casa perché non si sa dove andare.
Ma qualcosa da fare c’è sempre, chiacchierare per esempio.
E chiacchierano le donne di paese, chiacchierano nei cortili, per le strade, dalle finestre.
È straordinario come si riesca, anche nella monotonia più monotona, ad avere sempre gli argomenti.
Il chiacchierare delle donne di paese è un prodigio di inventiva e d’osservazione, più fantasioso dell’opera più irregolare, più attento di un’inchiesta d’un poliziotto privato.
Alle volte, poi, la fortuna le aiuta come in quel periodo che per alcune sere fu vista, finché non intervennero, meno male, i carabinieri, una macchina fermarsi in una stradina secondaria, già in campagna ma a non più di 200 metri dalla chiesa.
Sembra che in quella macchina ci fossero due drogati, completamente nudi, che facevano quelle cose, Mio Dio che cose, Mio Dio che gioventù!
O quella volta ancora, quando, sempre i carabinieri (come’è bello sentirsi protetti dalla legge!) arrestarono proprio nelle campagne vicine al paese, due giovani borsaioli (ma perché non c’è più la gioventù di una volta!) 39
A Milano ci sei ancora vicino, ma se cerchi in questo paese il suo continuo palpitare, il suo sconsiderato agitarsi, sei proprio fuori strada.
Paese, meglio forse paesotto.
Un migliaio di abitanti. Si conoscono tutti.
I forestieri sono pochi. Sono arrivati con le nuove case della cooperativa ma ora è come se fossero del paese.
Anche di loro, infatti, la signora Sara sa tutto: vita, morte e miracoli.
La chiesa, ovviamente, c’è (ma esiste un paese senza chiesa?), così pure il Municipio con tanto di sindaco, vice-sindaco, maggioranza ed opposizione. Le vie sono poche, proprio l’essenziale; per un po’ sono guardate dalle case, ma quasi subito si fanno corteggiare dai prati, dai fiori, dagli alberi.
Un paese tranquillo, mai una separazione, mai un matrimonio civile.
Tutto si svolge a pochi chilometri da Milano, come se Milano fosse dall’altra parte del globo.
A Milano quando è buio, c’è il coprifuoco psicologico per paura di brutti incontri, qui al massimo ci si tappa in casa perché non si sa dove andare.
Ma qualcosa da fare c’è sempre, chiacchierare per esempio.
E chiacchierano le donne di paese, chiacchierano nei cortili, per le strade, dalle finestre.
È straordinario come si riesca, anche nella monotonia più monotona, ad avere sempre gli argomenti.
Il chiacchierare delle donne di paese è un prodigio di inventiva e d’osservazione, più fantasioso dell’opera più irregolare, più attento di un’inchiesta d’un poliziotto privato.
Alle volte, poi, la fortuna le aiuta come in quel periodo che per alcune sere fu vista, finché non intervennero, meno male, i carabinieri, una macchina fermarsi in una stradina secondaria, già in campagna ma a non più di 200 metri dalla chiesa.
Sembra che in quella macchina ci fossero due drogati, completamente nudi, che facevano quelle cose, Mio Dio che cose, Mio Dio che gioventù!
O quella volta ancora, quando, sempre i carabinieri (come’è bello sentirsi protetti dalla legge!) arrestarono proprio nelle campagne vicine al paese, due giovani borsaioli (ma perché non c’è più la gioventù di una volta!)

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