“Fermo Immobile” Di: Michele Rossi (Segnalato) Sezione Romanzo Breve V Edizione



Dodici anni, l’età più bella. Non si è più piccoli da dipendere solo dai genitori, non si è ancora grandi da potersene staccare completamente. 


Però si è liberi. Aspettavamo con ansia l’arrivo della bella stagione per correre in spiaggia e giocare “a pallone”. 


La spiaggia… tutta nostra, non ci sembrava vero, nessun ombrellone, nessuna sdraio. Lui era il più bravo di tutti noi, era un artista della pelota, da solo faceva mezza squadra. E forse più. 


Sulla sabbia, poi, si esaltava esibendosi in gesti atletici da urlo. A dispetto del nome, era agile, scattante, velocissimo. 


Si chiamava Fermo Immobile, detto “Montappò”. Il padre, cappellaio da generazioni, era dovuto scappare dal suo paese natìo per problemi di… corna. 


Così si diceva in giro. Era piccolo di statura, ma era una mitraglietta, evidentemente non solo a parole. Continuamente polemico, discuteva su tutto e con tutti, non era mai contento, a differenza del figlio, forse fin troppo buono e taciturno. 




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