“Un Legame Indissolubile” (Segnalazione) Di: Luisa Bolleri Sezione: Romanzo Breve V Edizione

 



Anche quel giorno volgeva ormai al termine. Fuori era buio. Sopportavo malvolentieri la luce artificiale che illuminava il salotto. Era falsa, mutava i colori, aggrediva i pensieri. 

Ogni giorno, ultimamente, si dispiegava uguale agli altri. Un susseguirsi monocorde di avvenimenti replicati all’infinito. Tutto si restringeva ai più scarsi atti essenziali alla sopravvivenza. Alzarsi, lavarsi, nutrirsi, dormire. E poi di nuovo. I movimenti si erano sfoltiti, diradati, fino a ridursi all’indispensabile. La vita si era trasformata in una squallida trasmissione riprodotta all’infinito. Senza attrazione, senza incanto. 

Inconsapevole, negli ultimi anni ero scivolato in un vortice che aveva stritolato la realtà, per lasciare intatti facsimili di vita. In mezzo a quel gorgo, un muro bianco da fissare, su cui specchiarmi e trascorrere il tempo inesauribile, tra nebbie di ricordi e volatili fantasie. 

Mi sforzai di distogliere l’attenzione da quel nulla, avvicinandomi alla finestra. Stava diventando faticoso anche fare pochi passi. Colpa della vecchiaia. Mi sorressi al davanzale. Stare in piedi mi rendeva insicuro. Mi rendevo conto di essere in fondo alla discesa. Davanti a me un solo traguardo, l’ultimo. 

Quel che mi faceva più paura era perdere la lucidità o peggio essere di peso agli altri. In tutta la vita avevo evitato di pensare a quanta sofferenza potesse causare la vecchiaia, ma adesso era un argomento che la mia coscienza non poteva più evitare di affrontare. Io, che avevo lavorato come insegnante di latino al liceo classico, che ci tenevo tanto a esercitare la memoria e le capacità logiche, ultimamente dimenticavo piccole cose, quali che giorno fosse o cos’avessi mangiato la sera prima a cena o dove avessi messo gli occhiali. Sciocchezze per il momento, ma io ero vigile e segnavo come un arbitro i falli subiti, senza pietismi. La mente è un meccanismo delicato. Talvolta nasconde nei suoi oscuri meandri misteri imperscrutabili. Qualche volta allentavo la presa, lasciavo andare. In quei momenti non avevo più forze per lottare. 

Anna ascoltò i miei borbottii con un mezzo sorriso. “Ringrazia, Giulio, che a te sta capitando adesso che hai ottant’anni. A me capita già da tanto…” disse per consolarmi. “Devi fartene una ragione” aggiunse con uno sguardo d’indulgenza. 

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