In poesia, rime sì o rime no? Per molti poeti parrebbe sia questo il quesito primario a cui rispondere per un inquadramento stilistico.
Ma andiamo per gradi…
Per quanto io abbia sposato autorialmente i versi in metrica, rimane forte in me la profonda ammirazione nei confronti dei versi liberi grazie ai quali ci si può esprimere al meglio, eliminando così ogni gabbia limitativa. Non potrei non amare infatti un componimento dall’elevato potere emozionale come “I fiumi” di Giuseppe Ungaretti.
Ma al di là del fattore emozionale, a dominare nei versi liberi è per l’appunto la voglia di manifestare il proprio pensiero senza vincoli che ne ostacolino il cammino. Pensiamo ad esempio alla geniale follia di cui si servì Filippo Tommaso Marinetti per creare “All’Automobile da corsa”. Personalmente reputo di alto valore entrambi i testi citati, nonostante le forme di scrittura diversissime tra loro.
Ma quindi rime sì o rime no? Io credo che l’interrogativo principale debba essere: metrica sì o metrica no?
Arrivo al dunque: a mio parere il problema nasce da chi fa uso delle rime senza però rispettare la metrica. Sia chiaro: ognuno scriva come meglio crede in nome della libertà. Ma se lancio questa polemica (non rivolta a chi scrive in versi liberi) è perché un certo andazzo si è troppo esteso negli ultimi decenni. C’è chi scioccamente denigra la metrica sbandierando la libertà ma continua a ricorrere alle rime. E pertanto mi chiedo: certuni non godrebbero ancor più della libertà se si sbarazzassero anche delle rime, oltre che delle regole metriche legate al conteggio delle sillabe e alla posizione degli accenti ritmici? La coerenza così facendo trionferebbe; al contrario, in uno scritto si denoterebbe minore professionalità, quantomeno dal punto di vista strutturale.
Occorre capire che i versi in rima non rendono più difficile la creazione di una poesia se questa risulta priva di uno schema ritmico prestabilito. E per quelle che sono state le mie esperienze, ho potuto tristemente verificare che chi scrive poesie in rima non rispettando la metrica, tendenzialmente di quest’ultima ignora completamente tecniche e tecnicismi. C’è chi non ne è ignaro ma va comunque avanti, sbagliando, forse per ottenere applausi facili, approfittando dell’inesperienza di chi legge o ascolta.
So bene che queste mie affermazioni potrebbero far storcere il naso a qualcuno ma… esistono anche critiche negative ma costruttive. Insomma, ci sono poesie in versi liberi, in metrica (in rima o in versi sciolti) e vie di mezzo (in rima ma “smetricate”).
Ovvio che io sia consapevole di quanto sia fondamentale giudicare il contenuto di una poesia, il suo svolgimento; c’è altro da valutare oltre alla struttura. Ed anche uno scritto in metrica potrebbe dire molto poco a livello di contenuto e meritare un voto basso in un concorso letterario. Però ci ho tenuto a sottolineare agli occhi di chi non sa (o di chi è pigro) che esistono regole metriche. La retta via è lì che aspetta.
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