Pirandello, Il Cinema e la Critica, Aspetti del Teatro Pirandelliano



Festa Della Scrittura 2018
Mercoledì 2 Maggio Ore 17,30
Sala Consiliare del Comune di Grottammare
Pirandello, Il Cinema e la Critica, Aspetti del Teatro Pirandelliano


Questa recensione è stata scritta da: Paolo Montanari

Due importanti conferenze hanno arricchito culturalmente la Festa della scrittura di Grottammare svoltasi prima della premiazione della 9 edizione del Premio letterario di Grottammare che quest'anno ha raggiunto il record di iscritti più di 1000 aspiranti di cui 60 finalisti nelle varie sezioni di poesia in lingua edita e inedita, narrativa,saggistica,poesia dialettale,racconti brevi editi e inediti.

La prima conferenza che ha visto la presenza del giornalista e critico letterario Paolo Montanari,della professoressa Elena Malta e di Roberto Rossini, è stata dedicata a Luigi Pirandello e il suo mondo.

In particolare Montanari si è soffermato su tre aspetti: Pirandello e la critica; Pirandello e il cinema e Pirandello e il fascismo. Elena Malta ha svolto un excursus antologico sul teatro pirandelliano e Roberto Rossini ha letto alcune parti della Giara.

Nel 1921 il teorico del cinema Ricciotto Canudo pubblicò il manifesto "La nascita della settima arte'' decretando formalmente la nascita del cinema italiano, anche se già il movimento futurista aveva realizzato un manifesto del cinema futurista, a cui aveva aderito il giovane professore agrigentino,Luigi Pirandello, che già aveva intuito le potenzialità del cinema MUTO.

Con l'avvento del sonoro Pirandello costruì un autentico muro psicologico contro un cinema che avrebbe fatto morire il TEATRO. Nei quaderni di Serafino Gubbo operatore, Pirandello, ha sottolineato Paolo Montanari, giudica negativamente la cinematografia, in quanto coglie la realtà con una macchina da presa e quindi la figura dell'attore è esiliato dal palcoscenico al cinematografo.

"Qua si sentono come in esilio, non soltanto dal palcoscenico,ma quasi anche da se stessi. Perché la loro azione, l'azione viva del loro corpo vivo,la, sulla tela dei cinematografi, non c'è più: c'è la loro immagine soltanto colta in un momento, in un gesto, in un'espressione,che guizza e scompare''.

Siamo nel 1915 e Pirandello comprende che l'avvento del cinema,fa cadere quella cortina aurea intorno all'attore. Considerazione che veniva confermata da Benjamin, : "Ne deriva uno spiazzamento,una recitazione priva di pathos e di trasporto, con gli attori che non si trovano a loro agio di fronte al cinema''.(Benjamin: L'OPERA D'ARTE NELL'EPOCA DELLA SUA RIPRODUCIBILITA' TECNICA. Il cinema per Pirandello si può identificare come regresso ddella recitazione ed è costituito da fantasmi proiettati in una scena finta di una vicenda finta a sua volta, in nome di un effetto cinematografico.

Altra critica di Pirandello al cinema è relativa al tempo: al continuum temporale si oppone, nella vita di tutti i giorni, il tempo soggettivo del sentimento e del desiderio dove si verificano le concatenazioni dei fatti. Partendo da questo presupposto Pirandello arriva a dare la definizione dell'attore teatrale che è centrale nel binomio arte-vita e incarnazione invece dell'uomo comune della dualità che costituisce l'ossatura dell'indagine pirandelliana. Indagine che non si riesce a realizzare con il cinema.

Il cinema sonoro può avere solo musica un alleato artistico. Queste riflessioni Pirandello le svolge anche in alcune lettere a Marta Abba, quando trovandosi a Berlino, comprende i risvolti che la settima arte può avere nella prima metà del Novecento.

Pirandello e la critica . Sappiamo che Benedetto Croce stroncò quasi sul nascere l'opera di Pirandello e bisognerà aspettare Petronio, Leone de Castris e soprattutto Leonardo Sciascia per una rivalutazione marxista e poi della scuola romana nei confronti del drammaturgo di Agrigento. Pirandello si defini' come il suo personaggio Vitalangelo Moscarda, un forestiere della vita, un uomo che vive l'esistenza in maniera straniata,senza alcuna accezione poetica.

Da qui anche la filosofia del lontano, di uno straniamento che può essere raggiunto attraverso un distacco critico che ha due differenti modalità: il guardarsi vivere che ha come modello Il fu Mattia Pascal, o la lucida follia di Enrico IV. Infine con Pirandello si ha anche l'apoteosi della relatività; egli non si propone più un sistema codificato come avevano fatto o tentato di fare i suoi predecessori, ma ritiene che non esista alcuna univocità etica e perciò la vita dell'uomo non possa essere spesa nella ricerca delle certezze. Pirandello inoltre critica la modernità con la sua visione pessimistica della vita. La vita è un enorme pupazzato, con una visione che si avvicina a quella di Leopardi. Tutto è finzione afferma Pirandello e le idee sono lontane dalla verità.

Si attua allora la scissione dell'io pirandelliano : l'individuo che da persona viva e autentica diventa burattino di se stesso e degli altri.Sono false le convenzioni sociali, forzati i rapporti con gli altri e grottesche le convinzioni personali. Da qui la scissione dell'io pirandelliano: l'individuo che da persona viva e autentica diventa burattino di se stesso e degli altri, niente più che un misero personaggio pronto ad indossare maschere seppure diverse per ogni evenienza.

Anche la sua prima opera dedicata all'umorismo , è una risata mai gratuita ma sempre amara. Nasce il sentimento del contrario che subentra al suo avvertimento, laddove il contrario è proprio quel sovvertimento della realtà e della natura tentati dagli uomini. L'unico autore che compie lo stesso processo di Pirandello, ma con meno fortuna, è Italo Svevo. Grazie ai saggi di Giovanni Macchia e Giacomo Debenedetti l'opera pirandelliana ha una maggiore diffusione anche come studi critici in Francia, Germania e Inghilterra. In Pareyson vi è il rapporto estetica e filosofia, con la psicologia e i risvolti antropologici.

Ne viene fuori anche il tema dello specchio che si svilupperà anche nella cinematografia nordica e russa. Vi sono poi i temi della follia e della morte che sono i Novissimi del Novecento di cui Pirandello è il più grande profeta. Ma ora dove va la critica? Con la morte della poesia e della bellezza ne I giganti della montagna, vi è attualmente una ricerca che si basa sulla neoermeneutica, che consiste nel tentativo di rivalutare il momento del mito,del simbolo, del potere dell'arte e della dimensione surrealistica, mistica e magica di Pirandello.

Pirandello e il fascismo. Su questo aspetto che per anni è stato visto più come un fatto cronichistico, dietro il saggio di Venè, Montanari, presentando lo studio di Pietro Milone PIRANDELLO ACCADEMICO D'ITALIA E IL VOLONTARIO ESILIO  - fascismo,Vinti;Giganti , ha evidenziato come dagli studi archivistici è venuta fuori una revisione storico-critica che devidenzia come Pirandello aderì al partito fascista non per convinzione ma per cercare di trovare un tentativo tramite la stessa figura di Benito Mussoilini, di poter attuare il suo progetto di teatro nazionale, che sarà per lui una pura illusione delusione.

Comments

  1. di rivalutare il momento del mito,del simbolo, del potere dell'arte e della dimensione surrealistica

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