L’Amante (Segnalazione Speciale)

VIII Concorso Letterario "Città di Grottammare" 
Presidente Onorario Franco Loi


Un messaggio si schiantò sul display dell’iPhone: «Ecco il mio numero! Però non ho WhatsApp, mi trovi su Messenger». Francesca si affrettò a comporre la risposta, le lettere della tastiera lampeggiavano una dopo l’altra. «Ok Dennis, sentiamoci lì. Mi raccomando, fammi avere subito una foto, sono talmente eccitata all’idea!».

La ragazza non fece nemmeno in tempo a premere “invio”, che una notifica ammiccò dall’icona di Messenger; entusiasta, lesse il testo a voce alta: «Non sai che fatica ho fatto a resistere. Anzi, ho dato pure una sistemata qua e là per l’occasione, così quando lo faremo mi scatenerò al massimo». In quell’istante suonarono alla porta.

Senza staccare lo sguardo dal telefono, Francesca si avvicinò all’ingresso, agguantò la maniglia e aprì. Sbucarono due manine gesticolanti e inanellate, accompagnate da un urlo stridulo.
Dopo un quarto d’ora di saltelli e schiamazzi le due amiche si accomodarono sul divano.
«Marta, devo dirti tutto», annunciò Francesca.
«Dai dimmi, riguarderà mica quello della chat?» domandò Marta.
«Eh, sai com’è!».
«No, in realtà non so com’è, ma se vuoi faccio finta».
«Sei sempre la solita, non mi dai mai una soddisfazione», la rimproverò la padrona di casa, prima ridendo, poi con un’improbabile espressione di tristezza.
«Su, spara!» strillò l’amica.
«Allora, sai che ti avevo spiegato tutto il discorso di come ci siamo conosciuti sulla chat e dei vari interessi che abbiamo in comune? Beh, siamo andati oltre. Ormai siamo intimi, ci scriviamo tutti i giorni. Sono così a mio agio con lui! Mi piace, è un tipo molto schietto», raccontò la donna.

«Tutto qui?» chiese l’altra.

«Aspetta, fammi finire, non essere impaziente. Abbiamo deciso di vederci!».
«Cazzo! Fate sul serio allora! E Gilberto?». Francesca sospirò. «Insomma! Che c’è di male? Mi diverto soltanto un po’. Lo sai che amo Gilberto. Ma lui è talmente puntiglioso e noioso. La storia delle mattonelle è vera! Se la mattina sul vialetto non pesta sempre le stesse nello stesso ordine, torna indietro e lo ripercorre! Poi parli proprio tu».
«Io? Non ho detto nulla, hai fatto tutto da sola. Comunque tuo marito è davvero pesante, si nota subito. Io e Laura ti avevamo avvertito, ma tu eri innamorata! Figuriamoci. Tu che ti innamori del primo perfettino che passa… Che ci hai trovato in lui?».
«Guarda che Gilberto ha un sacco di qualità. Tu e quell’altra lo sapete benissimo».
«Sì, però ammettilo che ti opprime, altrimenti non andresti in giro per le chat a sfogare l’adolescente che c’è in te».
«Se lo dici tu. Ti va un caffè?».
«Direi! Sai, tutto sommato ti invidio. Hai sempre la casa pulita senza sgobbare. Ha i suoi vantaggi stare con un fissato come Gilberto».

Dopo una tormenta di chiacchiere e abbracci consolatori, Marta se ne andò. Francesca prese il telefono e aprì la conversazione con Dennis. Fissò lo schermo e restò immobile per qualche secondo. Presto lo stupore si manifestò in una serie di esclamazioni incomprensibili. Presa dall’euforia confezionò in un attimo la risposta più accattivante: «Grazie per non avermi tenuto sulle spine. Complimenti per la foto! Non vedo l’ora di mettermi all’opera con te. Ormai credo di conoscerti abbastanza e ricordando cosa ci siamo scritti in chat preferisco non aspettare troppo, non vorrei che esplodessi». Dunque infiocchettò il tutto con due emoticon: una sghignazzante, l’altra con la linguaccia. A ruota, inviò un nuovo messaggio: «Mercoledì prossimo mio marito sarà fuori città per lavoro. Non tornerà prima delle 22.00, perché lascia i clienti categoricamente alle 19.30, si ferma al minimarket equo-solidale per tre quarti d’ora e sale in macchina dopo aver ammirato le vetrine della Rolex e della IWC. Ti andrebbe di vederci al Mivida per le tre, tre e mezza?».

Il giorno dell’appuntamento Francesca si alzò dal letto. Nonostante il fracasso della sveglia su rotelle, che ogni mattina rincorreva per la stanza ad occhi chiusi, era completamente rilassata. Decise di fare ordine in casa.
«Mmm... a me sembra già tutto a posto, ma certamente Gilberto troverebbe qualcosa da sistemare. Potrei iniziare con le posate, di solito le dispone dal rosso al viola, come nell’arcobaleno», disse fra sé e sé.

Quando fu soddisfatta, cominciò a prepararsi. Era in largo anticipo e faceva ogni cosa a rilento, per placare l’ansia che si era impadronita del suo stomaco. Come una bottiglia piena di emozioni, si perdeva in un oceano di attesa e desideri. Scelse un tubino rosso scarlatto e un nastro per capelli abbinato, calze nere e mary jane bordeaux. Si specchiò a figura intera; vestita così era talmente confidente che immaginava il suo riflesso disegnarle un cuore con gli indici. Mise un po’ di rossetto e afferrò il flacone dell’Acqua dell’Elba. Si profumò più volte le braccia, il petto e il collo, accarezzato da lunghi capelli sottili, scuri come l’eterno campo di fiori sfavillanti dove palpita la Luna.
Uscì di casa in leggero ritardo, e mentre sfrecciava tra le stradine di campagna fantasticava sull’incontro imminente. Appena entrò nel locale, Dennis, che la aspettava ad un tavolo, si voltò di scatto. Lei lo riconobbe all’istante e si avvicinò. Rimase in piedi ad osservarlo; era imbarazzata, ma non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Era attratta dai suoi dreads, dal modo in cui vestiva l’elegante maglione blu e da quel viso innocente che gli donava un fascino particolare.

«Ciao Francesca. Che fai? Mi fissi?» domandò Dennis in tono provocatorio. La ragazza abbassò lo sguardo. «Baby, non privarmi di quegli occhi un secondo di più», disse l’uomo con un velo di ironia. «Ti prego, accomodati», la invitò.
«Hai delle belle mani!» esclamò lei.

«Che vocina calda, mi piace. Le mani non sono un granché, sono i tatuaggi a renderle interessanti».
«Come mai hai il simbolo della pace su una e due pistole incrociate sull’altra?» chiese stupita.
«Non hai visto Full Metal Jacket? Rappresenta la dualità dell’essere umano», rispose lui ridendo.
Ordinarono da bere e passarono il tempo chiacchierando senza sosta. Francesca non si era mai sentita tanto libera prima.

«Oddio, è tardi! Sono le 18.00, dobbiamo muoverci!» sentenziò d’un tratto Francesca.
«Ehi, rilassati. Fai un bel respiro», le suggerì Dennis. Lei inspirò profondamente, mentre lui si alzò e le tese la mano.
«Sei pronta?» domandò sorridendo.
«Sì».
«Perfetto. Al conto ho già pensato io quando sei andata in bagno. Dimmi dove hai parcheggiato, così posso seguirti con il mio scooter».

Dennis le stette dietro fino a casa, poi si infilò in garage dopo l’auto della donna. Scese dal motorino e cominciò a guardarsi intorno.

«Wow, le pareti luccicano! Beccati la griglia con gli attrezzi e il tavolo da lavoro, sarebbero il sogno di ogni uomo!» esclamò divertito. La ragazza sbuffò.

«Dai, saliamo!» disse. Arrivato in salotto, Dennis si riempì di entusiasmo.
«Porca miseria! Ma è incredibile! Che ordine! Tutto simmetrico o perfettamente perpendicolare. Anche il modo in cui avete appeso i quadri…».
«Ha fatto tutto lui e guai chi sposta qualcosa di un millimetro. Hai visto le penne? Si è fatto costruire il portapenne su misura», lo interruppe Francesca.
«Hai presente la foto che ti ho mandato? Ci ho messo una giornata intera per ottenere quel risultato, ma in confronto a casa tua sembra la cantina di un bar da mariachi», disse stupefatto.

«Ehi bello, hai scordato per cosa sei qui o d’un tratto ti sei appassionato di feng shui per maniaci perfettini?» domandò lei accarezzandogli il petto, «Vieni con me, inizieremo dalla camera da letto», aggiunse. Dennis la seguì emozionato e una volta nella stanza si incantò ad osservarla.

«Che fai?» chiese Francesca, e tenendo lo sguardo su di lui si lasciò cadere all’indietro, sopra il letto. «Sei pronto, cowboy?» lo provocò mordicchiandosi il labbro.

«Modestamente, è la mia specialità», ribatté lui impassibile. La donna cominciò a rotolarsi stropicciando il copriletto, poi afferrò un cuscino, lo mise in mezzo alle gambe e lo strinse tra le cosce.

«Ne sei proprio sicuro?».

«Sì». Dennis non fece in tempo a rispondere, che Francesca balzò in piedi con il guanciale in mano, come se fosse un trofeo. Lui ne prese un altro in segno di sfida. I due si fissarono negli occhi, e trattenendo a stento le risate proruppero in un…

LUIGI NALLI nato a Villafranca di Verona il 05/07/1982, lavora come
responsabile informatico presso un importante laboratorio agroalimentare. Ha pubblicato il primo racconto sul n° 77 della rivista Inchiostro (maggio 2016), il secondo in un’antologia edita da Delmiglio Editore (settembre 2016), mentre il terzo e il quarto sono stati selezionati rispettivamente dal Premio Elison – Inediti (2° Edizione - Anno 2016) e dal Premio Letterario VERSUS Sulmona 2016/2017 e pubblicati nelle relative antologie

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