Un Incontro Speciale: Intervista A Franco Loi di Elena Malta




Vorrei chiederti, Franco, cos'è per te l'Associazione Culturale Pelasgo 968, che si pregia della tua figura intellettuale di riferimento e chi siamo noi per te?

Franco: Io sono contentissimo di voi, siete persone valide e ognuno ha la sua funzione, il suo ruolo preciso. Vi sento consapevoli che per quanto si legga, per quanto si possa essere colti, siamo sempre più davanti al mistero. Più si conosce qualche nuovo tratto del mondo, più ci si apre una infinità di altro che non conoscevo.


E non si finisce mai, si procede di tappa in tappa, in un percorso con mete sempre transitorie?

Franco: No, non si finisce mai; è un processo dinamico, che ci impegna continuamente, è il soffio dell'aria che ci è intorno e che ci informa di sé, ci avvolge tutti senza che noi lo decidiamo.


Qual'è il compito di uno scrittore in questa dinamica vitale in continuo divenire?

Franco: Uno scrittore di racconti o di poesia è come uno che va a letto e sogna. Non è lui a decidere quello che sogna, ma è lo sconosciuto che è dentro di lui. Lo scrittore, un giovane scrittore deve conoscere quello sconosciuto che ha dentro, deve conoscersi profondamente perchè è li la fonte della creatività, dei nostro sogni, resi in lingua e cultura.


Tu pensi, Franco che la creatività sia un processo intuitivo o basato su strategie di logica?

Franco: La creatività è un processo puramente intuitivo che matura attraverso un rapporto amoroso con l'esperienza quotidiana, qualunque essa sia. Un operaio che ama il suo lavoro, scopre che quel suo fare gli fa imparare qualcosa di nuovo del proprio mestiere e contemporaneamente di se stesso, ed è proprio allora che arricchisce la propria interiorità e si trova ad accedere a quel 'fare creativo' che è Poesis, un fare spirituale, prodotto in lingua e scrittura. Si sperimenta allora di essere in grado di aggirarsi dentro un sogno e quel sogno diventa mio!


Franco, ti chiedo di illuminarmi sull'uso della lingua dialettale nella produzione letteraria, rispetto alla lingua Italiana.

Franco: Accanto alla Poesia ho scritto testi di Narrativa, testi er il Teatro, ma ho scelto il Dialetto come la lingua della poesia perchè sono convinto che il Dialetto è una lingua che non muore mai. E' ricca di termini antichi che vengono usati con naturalezza ed è uno strumento espressivo che si arricchisce continuamente. Dante ha scritto in fiorentino, la lingua che ha appreso dalla sua nutrice, una donna popolana che gli ha parlato ogni giorno la lingua del popolo, una lingua che ogni giorno si modifica e si innova sempre. Il Dialetto è una lingua con cui tu ascolti e dici1 La lingua Nazionale invece deve essere codificata per motivi politici, tende quindi a cristallizzarsi nella forma.


Domenica 21 Luglio sarai a Grottammare, sei mai sato in questa Città prima d'ora?

Franco: Si, sono stato a Grottammare due volte, qualche tempo fa, ma prima non era come adesso, conservo vivo il senso di accoglienza della gente del luogo, quel fascino di altri tempi.
Non ho avuto contatti e frequentazioni particolari con persone, allora!
Ricordo la luce e i colori riflessi dal mare sulle strutture medioevali del borgo antico, nella parte Alta; sono tratti che catturano e restano scolpiti dentro.




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