Intervista A: Domenico Ippolito - "L' Ultima Primavera Del Secolo" - Premiato Per la Sezione Opera Prima - A Cura Di: Paolo Montanari





UN SUO PROFILO BIOGRAFICO

Sono originario di Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari. 

Ho frequentato l’Università La Sapienza di Roma, dove mi sono laureato in Comunicazione nel 2006.
In ambito professionale, ho lavorato come redattore e giornalista freelance, in seguito mi sono spostato nel settore pubblicitario. Da alcuni anni vivo in Germania.

 
CI PARLI DEL SUO ROMANZO L'ULTIMA PRIMAVERA DEL SECOLO

"L'ultima primavera del secolo" è il mio romanzo d'esordio, pubblicato dalla casa editrice Aporema Edizioni a dicembre del 2019. 

Il libro è ambientato in Puglia alla fine degli anni Novanta e ha come sfondo storico l’episodio della guerra del Kosovo, scoppiata a marzo del 1999. I protagonisti del libro sono un gruppo di adolescenti che frequentano il liceo a Gioia del Colle,nell’entroterra barese, sede di un aeroporto militare utilizzato dalla NATO per gli attacchi aerei. Il romanzo segue, dunque, le vicende del quattordicenne Fabio, il protagonista e narratore, che prova a lasciarsi alle spalle “il giardino dell’infanzia” per entrare nel mondo degli adulti; non sarà un percorso facile, poiché il ragazzo vivrà la sua adolescenza come un periodo pieno di insidie, di sfide e di scoperte, di grandi entusiasmi e altrettanto forti delusioni. La sua è una storia di cadute e di risalite, alla continua ricerca del proprio posto nel mondo. 

Simili a quelle di Fabio saranno le vicissitudini degli altri personaggi del libro: il suo coetaneo Alessio, un amico doppiogiochista e ipocrita; Martina, una ragazza sensibile e dotata di talento, ma sfuggente e tormentata; Beppe, un diciassettenne violento; infine, l’anticonformista professoressa Carlucci e l’ex carabiniere Sante Mercedes. Mentre sopra le loro teste i cacciabombardieri alleati decollano per attraversare l’Adriatico con il loro carico di bombe, Fabio e gli altri affronteranno i loro conflitti interiori che, proprio quando sembrano taciuti, riesplodono ancora più laceranti.
 

IL SUO RAPPORTO CON LA SCRITTURA

Ho sempre avuto un rapporto di ampio respiro con la scrittura, nel senso che mi sono occupato professionalmente di ideare ed elaborare testi tra i più disparati: articoli, rubriche di giornali, stesure di interviste, ma anche traduzioni, slogan pubblicitari, comunicati stampa, flash di agenzia eccetera. Credo che sia stata una palestra eccellente, che mi ha permesso di avere a che fare con registri, stili e destinatari molto differenti, e non c’è dubbio che questa diversità abbia allenato le mie capacità di scrittore. In ambito più propriamente letterario, credo di aver sempre scritto, anche se non ho traccia dei miei lavori giovanili (direi fortunatamente). 

Scherzi a parte, un’altra palestra fondamentale per lo scrivere è stata, e continua a essere, la lettura: alterno al piacere intramontabile dei classici la scoperta degli autori contemporanei, poiché credo che entrambi abbiano un modo unico di parlare al presente, e quindi di sorprenderci. Credo che il mio stile da autore, dunque, abbia tratto giovamento dal confronto costante con testi molto differenti, e sia maturato fino a raggiungere una voce che sento mia, che è abbastanza diretta, scarna, essenziale, che cerca insomma quell’autenticità che poi è il fine di un’opera letteraria, secondo me. Quando scrivo, provo anche a stabilire un rapporto empatico con chi legge: mi piace creare dei vuoti nella narrazione dentro i quali il lettore può inserirsi, contribuendo così a creare il “suo” testo.

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