Ancora covo la malinconia
del lento trasformarsi delle cose
di quella goccia pavida che il tempo
fa scendere da nevi immacolate.
Perché non voglio arrendermi, pensare
che il mio domani è una Gerusalemme
che ha visto ormai le fiamme dell’inferno
e non ha palme o ulivi alle sue sponde?
Bruca il presente un’erba infreddolita
nata già stenta anche a primavera:
non c’è mai stata linfa nelle vene
e il vento che soffiava l’ha stordita.
La goccia scende, l’erba si fa rada
nel pianoforte sordo dei miei passi:
salire, ancor salire, la fatica
stampa orme leggere disuguali.
Piovono foglie ora dagli ontani
e l’acero arrossisce ai primi freddi
e di carminio son le bacche ai fossi.
Tutto si accende prima di morire
e l’erta si fa ripida e sassosa
ma giungerò alla cima anche dovessi
andar carponi strisciando lungo i dossi
sbucciandomi le mani e le ginocchia.
Arriverò alla cima che sognavo
già prima che il silenzio m’accoltelli.
Biografia: Carla Baroni (Parmiani) è nata a Cologna Veneta (VR), figlia d’arte (Rina Buroni) si trasferisce durante l’infanzia a Ferrara dove tuttora vive, conclude gli studi con una laurea in Scienze Matematiche e una in Giurisprudenza. Ha insegnato matematica in diverse scuole secondarie. Inizia a scrivere poesie a tredici anni ma solo da qualche anno partecipa attivamente ai concorsi letterari ottenendo molteplici riconoscimenti. Ha pubblicato 11 libri di poesia, Nel firmamento acceso delle stelle è l’ultimo (Kolibris edizioni, del 2013); è presente anche in diverse antologie e collabora a riviste letterarie nella veste di critico.
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