Qui sotto le macerie pare ancora
di sentire l'acuto odore dei vicoli stretti,
l'aroma delle spezie e quando tace
l'urlo dei missili riemerge
l'allegro vociare dei nercati,
la gioia dei fanciulli nei labirinti delle strade.
Ritorna il gesto sacro delle religioni
nella monodia dei cori,
quel guardare al di là dei muri,
dei fili spinati e scorgere il fratello
sotto le divise, dentro i carri armati.
Uno era la terra, uno era l'annuncio:
il tempo della resurrezione, della morte
per il perdono e nell' amore che ora
sprofonda nel ventre squarciato
dei palazzi, dentro voragini di bombe.
Ci sarà domani un nuovo Cristo
che svuoterà i tunnel del terrore, trasformerà
i campi profughi in piane di frumento,
scioglierà l'odio della storia per farne
una favola di pace?
Ma intanto torna la sera e milioni di stelle
s'intrecciano ai bagliori dei proiettili, il cielo è una striscia di fuoco, un delirio
spietato di aerei sulle case rimaste in piedi.
E torna l'alba nella voce delle sirene,
ma non ha promesse di vita nè gioia
da donare, soltanto lingue di sole
a illuminare il martirio delle anime in fuga,
i morti lasciati tra le pietre, i corpi sfigurati
nelle rovine degli ospedali, a ricordare
quella luce dei millenni di una terra,
di una storia lasciata al mondo
come sogno d'amore.
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